venerdì 25 novembre 2011

ed allora ho pianto

La data prevista per la nascita di Claudia era il 3 ottobre, ma i primi sintomi del parto imminente mi sono comparsi già nel pomeriggio del 30 settembre. Verso le 18 ero a casa con il mio ragazzo Alessandro ed ho iniziato a sentire le prime doglie, dolori lievi se paragonati a quelli che verranno poi, così ho telefonato a mia sorella Lucia per avvisarla, lei avrebbe dovuto poi avvertire mia madre.
Io e il mio ragazzo abbiamo atteso che i dolori diventassero più intensi e ravvicinati e attorno alle 22 chi siamo recati all’ospedale con tutto il necessario per il ricovero.

Arrivati in reparto mi fanno subito una visita ginecologica, ma essendo questo il mio primo parto la dilatazione procede lentamente. Le doglie diventano sempre più forti, più ravvicinate, il dolore è molto intenso, forse il più forte che mi sia mai capitato di provare, ma mi trattengo, non voglio urlare, né emettere suoni strani, tento in ogni modo di resistere è una cosa che mi sono promessa di fare (sono piuttosto timida, e mi imbarazza urlare dal dolore o fare smorfie e suoni per lo sforzo davanti a estranei, ai medici e all’ostetrica).

Le visite dell’ostetrica si susseguivano ad intervalli regolari per tutta la notte, ma la dilatazione era lenta, lentissima, io soffrivo in silenzio con il mio ragazzo vicino che a me che mi dava coraggio.

Verso le 11 del mattino dopo l’ostetrica mi ha consigliato di fare un bagno caldo per rilassare la muscolatura e velocizzare la dilatazione. Dopo il bagno le cose hanno iniziato a procedere più velocemente, alle 13 sono dilatata 4 cm, la fase più lunga è finita (ci sono volute 19 ore per dilatarmi 4 cm). Dal quel momento in poi la contrazioni sono stata molto ravvicinate e forti, ho sofferto molto, ma non ho rinunciato alla mia promessa di non urlare, non ho fatto l’epidurale, perché volevo che il mio parto fosse il più possibile naturale.

Così tra dolori, contrazioni, speranze e fatica è passato tutto il pomeriggio. Finché attorno alle 22 sento la voglia e il desiderio di spingere, lo dico ad Alessandro, lui fa chiamare l’ostetrica Roberta, che mi seguirà fino alla nascita di Claudia; lei all’inizio non crede che sia già dilatata completamente, ma dopo avermi visitata mi conferma che sono a 10 cm. Ci sono volute 25 ore.

So che per la maggior parte delle mamme non è così, ma per me la fase espulsiva, quella delle spinte è stata la peggiore. All’inizio cercavo di spingere accovacciata, aggrappandomi ai bordi del letto; lo stimolo a spingere era forte ed io lo assecondavo ma non con l’impegno necessario. Cioè, cerco di spiegarmi meglio che posso, spingevo forte, ma non con tutta me stessa poiché cercavo in ogni modo di non fare troppe smorfie da sforzo e di non emettere suoni. Roberta dopo qualche spinta, data la sua esperienza, si è accorta di questo e mi ha detto di spingere più che potevo altrimenti la mia bimba non sarebbe uscita. Secondo lei stavo impiegando poco più della metà delle mie energie. Mi suggerisce di passare sullo sgabello olandese. Io accetto.

Dopo le parole di Roberta ce l’ho messa davvero tutta per spingere, ho usato le mie forze come non avevo mai fatto nella mia vita, ho fatto smorfie per lo sforzo, spingevo 3 volte per ogni contrazione fino a quando non avevo più fiato, spingevo fino a diventare rossa in viso. Ad un certo punto Roberta mi dice che si vede la testa, e che devo fare uno sforzo enorme durante la prossima contrazione per farla uscire. Io provo a spingere più di quanto avevo fatto fino a quel momento, la testa avvicinarsi all’uscita, ma appena smetto di sforzarmi torna indietro; Roberta mi dice che la bimba ha il cordone attorno al collo. Devo mettercela proprio tutta! Io spingo e dico che non ce la faccio, Roberta mi incoraggia ad alta voce, mi dice che sono brava e se m’impegno ce la farò, mi urla “Spingiiiiii!!” Alessandro mi incita parlandomi a bassa voce vicino all’orecchio mi dice “spingi, amore, spingi, fallo per me e per Claudia”.

A quel punto mi sono decisa a fare lo sforzo o che mi avrebbe fatto svenire o che avrebbe fatto nascere Claudia: ho spinto con tutta me stessa, con tutto l’amore che ho per la mia bimba Claudia, sono diventata rossa in viso ed ho emesso dei suoni a denti stretti tipo muggito gggnnnn per 3 spinte consecutive (non mi era mai successo in tutta la vita!) (alla fine non sono riuscita a mantenere la promessa che mi ero fatta: di non fare smorfie e suoni per lo sforzo,).

La testa finalmente, con un gran bruciore, era uscita. Poi con un’altra spinta forte, anche se non come le 3 precedenti è uscito tutto il corpo. Erano le 22 del 1 ottobre. La mia bimba Claudia pesava 3.850 kg. (La espulsiva era durata circa 3 ore. Il parto nel complesso era durato 28 ore.)

Ed allora ho pianto: ho pianto per la gioia della nascita di Claudia, ho pianto per Claudia che ha spinto insieme a me usando tutte le sue giovani forze, ho pianto per Alessandro che mi ha assistita e incoraggiata tantissimo, ho pianto per la mia paura di non farcela, di non essere abbastanza forte da aiutare la mia bimba a nascere.

Dopo il parto è andato tutto bene, sono stata dimessa dall’ospedale il 4 ottobre!

Maura

2 commenti:

  1. Bellissimo questo racconto! La fase espulsiva è descritta in modo molto dettagliato; credo sia uno dei parti più faticosi che abbia mai sentito raccontare.
    Complimenti Maura!

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  2. Ciao Giulia, benvenuta fra i commenti :)

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